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Menù barot monferrato
lavanda monferrato
Pesche e menta

Baròt

Gaia Cuoca Tradizionale piemontese

Gaia

Cuoca tradizionale

Marco Cuciniere Rivoluzionario Piemontese

Marco

Cuciniere rivoluzionario

"La storia di Baròt inizia tanti anni fa, quando uno dei sogni di mia zia Gaia prese forma. Dico uno dei sogni, perché, con lei, non c’era mai fine. Ogni anno coinvolgeva mio zio Marco in qualche avventura, investivano i loro risparmi in qualcosa che potesse portare loro felicità. E Baròt trasformò la loro vita e un po’ quella di tutti coloro che gli volevano bene.

Il lancio di Baròt avvenne nel 2024: non c’era stato il sole come aveva sperato mia zia, e faceva anche un po’ freddo pur essendo estate; ma il salone - il vecchio fienile, a cui si accedeva da scale in pietra locale, era bellissimo, trasformato per l’occasione nel giardino del Paese delle Meraviglie di Alice, con fiori, tazze di porcellana, foglie che scendevano dal soffitto. Zia Gaia aveva le idee, ma senza zio Marco non avrebbe mai fatto nulla. Un sognatore non può sopravvivere senza un ingegnere, così come un ingegnere non può sopravvivere senza un sognatore accanto.

E così si completavano: Baròt era proprio l’unione dei loro due caratteri.

 

Cos’era Baròt? Non l’ho ancora spiegato perché non posso descriverlo in una sola parola. Baròt era il profumo di torta che si respirava nella loro cucina, erano le risate che si alzavano intorno al grande tavolo di legno che mio zio Marco aveva costruito con Giorgio, suo padre, era mia zia che, con uno dei suoi mille cappelli di paglia in testa, strappava le erbacce dall’orto, nascondendo a mio zio le piantine divelte per sbaglio… Baròt era un’etichetta sulle loro marmellate e la lavanda essiccata per la panna cotta fatta con una ricetta che arrivava dalla Valle d’Aosta e che aveva trovato casa a Pavia, prima di diventare il dolce preferito di mia zia Gaia. Baròt eravamo noi bambini che andavamo a raccogliere le nocciole o le uova nel pollaio. Baròt era ogni albero piantato da Maurizio o ogni tulipano raccolto per abbellire la tavola. Baròt era la tovaglia non stirata perché mia zia aveva passato il pomeriggio a preparare le brioche o a giocare con noi.

 

Non c’era tempo per essere perfetti, solo il tempo per essere felici"

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( tratto da Racconti dal Piemonte 2024, di G.Raisoni )

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